venerdì 8 aprile 2011

Una lacrima sul viso

Ieri pomeriggio ho trovato delle diapositive tue. Anno 1994, noi insieme sul divano. Ho provato e riprovato mille volte a cercare di ricordare un solo momento insieme, un momento nostro… qualunque cosa che possa farti sentire vicino a me. Ma è tutto molto anzi troppo sfocato. Ricordo solo che ti chiudevo la mano nel cuscino del divano e mi sedevo sopra per bloccartela, in modo che non mi facessi il solletico ma riuscivi sempre a liberarti. Ricordo che mi portavo al parco giochi perché la mamma non aveva tempo e allora mi volevi sempre portare tu, e mi guardavi mentre ero sull’altalena dalla tua panchina. Mi ricordo le caramelle golia che tenevi sempre dentro la lancia delta, che mangiavo sempre anche se non mi piacevano, solo perché erano le tue. Ricordo vagamente un beauty case marrone, che quando dormivi da noi, ti portavi dietro la mattina presto nel bagno e io ti spiavo dalla porta della cameretta. Ricordo la tua maglia nera, il solito maglione che usavi per venire da noi,con i bottoni dorati, il maglione della domenica, della festa. Profumava di pulito, di lavanda, era caloroso ma pungeva. Ricordo che facevi giocare Jenny con la carta dei grissini. Ti vedo seduto lì, nella tua poltrona di pelle, mentre guardavi la televisione, dopo che la nonna aveva fatto la pasta al forno, eravamo tutti a tavola insieme, in quella casa di Bra che profumava, profumava da morire. Ricordo l’ultima volta che ti ho visto, quando hai lasciato casa nostra per andare a passare i mesi estivi in Sardegna come consuetudine, e ci hai salutato con la mano per un sacco di tempo dalla finestra. Credo quella fosse l’ultima volta che i miei occhi hanno guardato i tuoi. Il tempo passato insieme è stato troppo poco per riuscire ancora a distanza di undici anni a farmi una ragione della tua scomparsa. Abitavi lontano e ci vedevamo poche domeniche al mese, ma soprattutto ero piccola, troppo piccola per capire quello che avrei potuto fare per stare più insieme. Vorrei cercare di entrare nei miei ricordi più a fondo e trovarne ancora, ancora e ancora. Invece non riesco, non me ne vengono altri… Continuo a guardare le nostre foto, noi in Sardegna 1991: io ero piccolissima, seduta nelle piastrelle di Costa Rey con te sulla sdraio che mi guardavi. Non ricordo, non ricordo cosa dicessi in quel momento. Non posso ricordarmelo. Avevo si e no un anno. Quante volte ti ho incontrato negli occhi dei passanti, negli occhi dei tuoi fratelli, negli occhi di mia madre, identici ai tuoi. Hai gli stessi suoi modi di fare, le tue mani, identiche. Lo stesso tremolio nervoso quando ti agiti, lo stesso movimento della testa. Lo stesso carattere mio scherzoso dice la mamma “era come te, gli piaceva farmi ridere” che bello sarebbe stato oggi che sono abbastanza grande da poterti parlare, da poter farti vedere cosa sono diventata, da poter condividere con te ogni cosa che ho vissuto. Mi manchi più adesso di prima. Ultimamente non faccio che pensare al tempo che mi è sfuggito dalle mani senza che me ne sia accorta e ho paura. Paura di passare una vita intera a non accorgermene dell’importanza delle persone che ho intorno e pentirmene. Darei qualunque cosa per trovarti e riportarti qui, come in uno dei miei film, stare ancora una volta tutti insieme, tornare bambina per un giorno, avere sei anni ed essere al mare con voi. Ci sono delle cose che non potrò mai avere e non potrò mai fare. Non potrai mai assaggiare un mio piatto, non potrai mai venire in macchina con me, non posso portarti il giornale, non potrò mai farti un regalo di Natale… ma avrei tanto voluto condividere tutto con te. Fai parte di me in ogni giorno che trascorro. Scusami se non vengo spesso dove sei tu, ma proprio non riesco a stare, è una punizione troppo grande per me, vedere il corso della vita che ha vinto ed io ti ho perso così facilmente. Spero che tu mi stia guardando e sappia quanto ti voglio bene. Spero un giorno di poterti riabbracciare, solo questo chiedo stare insieme a voi, a te. 

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